logo

Confluenze / 1

Gabriella Oreffice, Sara Campesan

L’esposizione, curata da Vittoria Surian, intende indagare attraverso le opere di GABRIELLA OREFFICE e SARA CAMPESAN un secolo di pittura innovativa nella storia del paesaggio visto attraverso la sensibilità femminile. L’esposizione raccoglie un totale di circa sessanta opere delle due artiste, in un percorso che delinea la visione figurativa e astratta del paesaggio stesso. Uno sviluppo affascinante di opere, che diventano anche la testimonianza percepibile di un processo artistico e culturale che ha segnato positivamente il territorio della nostra regione durante tutto il secolo scorso; queste due artiste hanno saputo descrivere la realtà del paesaggio frequentandolo, penetrandolo e interpretandone i segni fino a cogliere il filo conduttore della sua inevitabile metamorfosi.

Gabriella Oreffice (Padova 1893 – Venezia 1980), entra da giovanissima a far parte della seconda generazione degli artisti capesarini, ed è una delle figure più significative nel panorama delle artiste venete del ‘900. Allieva a Firenze di Galileo Chini e amica di Pio Semeghini, con il quale ha condiviso le scelte di un postimpressionismo di matrice lagunare; l’artista, attiva fin dagli anni Venti, continua la sua produzione fino agli ultimi anni della sua esistenza, conservando intatta la freschezza delle esperienze maturate nel periodo giovanile a Ca’ Pesaro. La sua visione del paesaggio, coglie in rapida sintesi di matrice impressionista, la particolare ‘vibrazione sentimentale’ del suo vissuto e lo trasmette in pittura con la gioia del colore. In mostra sarà possibile vedere un percorso antologico dell’artista che va dai primi lavori degli anni Venti, tra i quali: Primavera in barena del 1923; Canale della Giudecca del 1924; Venezia al Mattino del 1927; per poi arrivare, passando per gli anni Trenta e il dopoguerra, fino alle ultime opere dell’artista: Autoritratto; e Pianta di primule in vaso entrambi del 1973.

Sara Campesan (Mestre 1924) allieva all’Accademia di Belle Arti a Venezia di Afro Basaldella e Alberto Viani, scopre già dalle prime esperienze pittoriche il fascino di una resa mimetica del reale. I suoi paesaggi appartengono più alla ricerca letteraria ed estetica, che non a quelli della visione figurativa in se stessa. La raffinata ricerca del colore e delle linee cromatiche, sviluppa nell’artista la consuetudine di un’esplorazione verso la concettualità di un ‘paesaggio mentale’, dove la visione appare liberamente risolta nel tumultuoso intrecciarsi dei segni. L’artista apre la mostra con cinque paesaggi meridionali, finora inediti, del 1950, per approdare poi ad alcune esperienze legate al periodo astratto degli anni sessanta con alcune opere significative di quel periodo, quali: Immagine circolare del 1965; Spaccature e rilievi del 1962; Bianco del 1962; per poi concludere con un paesaggio del 2007: un’opera bianca, attraversata da un esile straziante percorso, intitolata Il sergente nella neve.

Una mostra sorprendente, quindi, che vuol riconoscere il valore di due artiste veneziane la cui ricerca pittorica è impregnata dalla luce del paesaggio lagunare; una mostra che vuol anche contribuire a raggiungere, come afferma in catalogo la curatrice Vittoria Surian, il conosci te stessa, percorso indispensabile per arrivare alla verità e dunque al rispetto della donna.